Plenilunio
Mi scopro
più superficiale nella lettura. Mi capita sempre più raramente di entrare così
tanto in una storia da dimenticare tutto per essere lì spettatrice e interprete
nello stesso istante. A volte mi tornano alla mente quelle sensazioni che avevo
provato nel leggere un libro e, allora, vado a ricercare quella pagina per scoprire se è proprio
come la ricordavo e solo un’illusione del mio ricordo. Fa parte di queste un
racconto di Maupassant che stasera sono andata a ricercare perché non ne
ricordavo neanche il titolo ma solo quella meravigliosa, o tale mi pareva nel
ricordo, descrizione della passeggiata di due innamorati al chiaro di luna
lungo la riva di un fiume. Sono andata a ricercare quelle pagine. Nel mio libro
di racconti il titolo è “Plenilunio”
ma credo che in altri sia stato tradotto proprio “Chiaro di luna”. Meravigliosamente poetico come lo ricordavo. Ve ne
trascrivo qualche parte, sono poche pagine, e tralascio tutto l’antefatto,
anche se è da leggere per comprendere la capacità che ha questo raffinato
scrittore di portarci da una situazione popolaresca alla più elevata poesia in
quattro o cinque pagine. Ma ecco le sue parole:
Miquel Barceló, Plenilunio, 2003 |
“In fondo, seguendo le ondulazioni
del fiumicello, serpeggiava una lunga fila di pioppi. Un vapore fine e bianco,
solcato, tinto d’argento e reso lucente dai raggi della luna, era sospeso
intorno e sulle sponde avviluppando il corso tortuoso dell’acqua con una specie
di ovatta leggera e trasparente.
Il sacerdote si fermò un’altra
volta, pervaso da una commozione crescente ed irresistibile.
Lo prese un dubbio, una vaga
inquietudine; sorgeva in lui una di quelle domande che talvolta si poneva.
Perché Dio aveva fatto tutto ciò?
Se la notte è destinata al sonno, all’incoscienza, al riposo, all’oblio di
tutto, perché farla più bella del giorno, più dolce dell’alba e della sera; e
perché quell’astro lento e incantevole, più poetico del sole, che pare
destinato per la sua discrezione, a illuminare cose troppo delicate e
misteriose per la luce del sole, perché rendeva le tenebre così trasparenti?
[…]
Don Morignon non capiva
Ed ecco che in fondo alla
prateria, sotto la volta di alberi bagnati di nebbia lucente, apparvero due
esseri che camminavano stretti”.
Se poi lo leggete con il sottofondo di Beethoven non stupitevi che vi giudichino un pochino "fuori dal tempo".