I “Pesci d’oro” di vanni Scheiwiller
Un affresco della Sala dei Legisti |
Grande Scheiwiller. I suoi “pesci d’oro” hanno
brillato più che mai in occasione della presentazione del libro edito da
Volumnia edizioni “Vanni Schewiller editore europeo” a cura di
Carlo Pulzoni, presentato nella sala dei Legisti di palazzo Baldeschi a Perugia
venerdì 2 marzo. A parlare del volume, raccolta di testimonianze saggi critici
ricordi di amici, e conclusione di un percorso iniziato nel 2008 con una mostra
dedicata all’editore milanese in questo stesso luogo, due conferenzieri di
eccezione, soprattutto per quello che riguarda la “passione” e la competenza
sull’oggetto libro: Alessandro Campi e Oliviero Diliberto coordinati da
Maurizio Tarantino.
da sinistra Campo - Diliberto - Tarantino - l'editore Lupattelli |
Approccio da editore, professione avviata ma poi
abbandonata, quello di Campi che ha
sottolineato l’aspetto “non ideologico” ed
“eccentrico” delle raffinate scelte editoriali di Vanni Scheiwiller. Libri
piccoli, curatissimi nella veste grafica e tipografica, scelta di autori al di
fuori di ogni ideologia, anche in contrasto con il sentire comune del tempo,
come le pubblicazioni dei testi di Julius Evola ed Ezra Paund; ma, anche,
un grande fiuto nello scoprire autori che, alcuni decenni dopo, sarebbero stati
insigniti del Premio Nobel.
“Questo uomo piccolo, indifferente alle mode,
lettore onnivoro che girava l’Italia sempre in treno con una borsa piena di
scritti, che sceglieva gli autori in base a sentimenti di affinità e di qualità
della scrittura– ha detto Campo – è l’editore per eccellenza, un tipo di
editoria che va scomparendo per il prevalere di scelte solo commerciali”. Amore
per la carta ma senza preclusioni nei confronti delle nuove tecnologie,
quello di Campo, che ha ricordato l’odio per gli stampatori, assimilati ai
falsari, nel passaggio dal manoscritto alla stampa. Secondo Campo si può essere
editori alla maniera di Scheiwiller sempre “perché- ha spiegato – il ruolo di
un editore prescinde dal supporto. Il valore del suo lavoro è nel trovare idee,
scoprire autori, realizzare prodotti di qualità.”
Più “fisico” da “cercatore d’oro” che tocca,
annusa, fa scricchiolare la carta per assaporarne le differenze, quello di
Oliviero Diliberto che ha evidenziato come i libri di Scheiwiller sappiano
soddisfare i sensi oltre che la mente. Per Diliberto Scheiwiller è
“l’ultimo degli umanisti” per essere riuscito a riconquistare la tradizione in
un rapporto organico con la modernità, per aver saputo esprimere il bello anche
fine a sé stesso con la realizzazione di libri belli da vedere prima che da
leggere come nel caso di “Milano in inchiostro di china” in cui i versi
di Salvatore Quasimodo si alternano con disegni di Attilio Rossi, e per il
coraggio di essere stato pioniere con il gusto della scorrettezza. Decisamente
restio alle pubblicazioni su web Diliberto in cui il forte rapporto fisico con
il libro arriva al piacere di ascoltare il rumore che fa la pagina quando la si
tocca. “Perché – spiega – le pagine stampate con il torchio sono tutte
diverse”.
Le molte voci che il libro curato da Pulzoni
riporta, rendono bene quanto evidenziato dai due conferenzieri nei loro
interventi, circa questa figura di editore “controcorrente” con i tanti autori
che trovarono spazio, a partire dal 1936, nelle sue edizioni All’insegna del
Pesce d’Oro aprendo il nostro paese a quanto stava avvenendo nel mondo
culturale ed artistico in Europa e oltre.
Bello e molto, molto interessante. Buona domenica!A presto.
RispondiEliminaè davvero moooooooooolto interesasnte quello che scrivi. ti aspetto da me.
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