lunedì 6 febbraio 2012

Un ricordo con tre euro



Amo girare per negozietti di libri usati. A volte confesso che mi perdo un po’ in quell’accatastamento di volumi e, quindi, li sfioro con lo sguardo, lasciandomi attrarre da una forma, un disegno, un colore. Ed è stato proprio il colore ad attrarmi oggi pomeriggio verso un corposo tomo nel ripiano più basso, quello che eviti sempre soprattutto se hai qualche problema alla schiena. Un bel libro di quasi mille pagine. “Nato a Milano il 7 marzo 1783, dal conte Pietro e da Giulia Beccaria, figlia di Cesare, esponente dell’Illuminismo milanese e autore del libro Dei delitti e delle pene.
Ebbene sì è lui, “I promessi sposi” del nostro bene amato Alessandro Manzoni, quello, però, a cura di Michele Messina edizione 1970 quella su cui ho trascorso alcune ore di italiano seguendone la lettura fatta dalla mia insegnante. Non ricordo se questa fosse una prassi scolastica ma ricordo bene la voce della mia elegante professoressa d’italiano, capelli rigorosamente biondi e cotonati, che cercava di appassionarci a quello che lei reputavo “il più bel romanzo”. “Almeno l’amore!”  ci diceva. Ma noi, classe di tutte donne che andavamo ancora a scuola con il grembiule nero e colletto bianco, ascoltavamo per poi dimenticare.
Non so rispondere a quanto Manzoni scrive nell’introduzione al suo romanzo:  - Ma, quando io avrò durata l’eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo e l’avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla?
Perché non so se nelle scuole superiori ancora ci siano delle ore dedicate ai Promessi sposi. Da parte mia mi riprometto di rileggerlo con un po’ di nostalgia.
Per soli tre euro, mi sono riportata a casa un pezzettino della mia gioventù.





Il libro e un'immagine raffigurante Lucia


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